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  • Artikel  (155)
  • 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.06. Surveys, measurements, and monitoring  (65)
  • 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.99. General or miscellaneous  (52)
  • 01. Atmosphere::01.01. Atmosphere::01.01.07. Volcanic effects  (44)
  • F22
  • J24
  • Life Sciences (General)
Sammlung
Datenquelle
Erscheinungszeitraum
  • 1
    Publikationsdatum: 2017-04-04
    Beschreibung: Durante gli ultimi due anni l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha sviluppato un importante infrastruttura di pronto intervento (la Rete Mobile Real-Time di Pronto Intervento), al fine di incrementare il numero di stazioni della Rete Sismica Nazionale dell’INGV (RSN) in zona epicentrale a seguito di eventi sismici rilevanti. Gli obiettivi principali della Rete Mobile Real-Time di Pronto Intervento sono il miglioramento delle localizzazioni epicentrali calcolate dalla Sala di Monitoraggio dell’INGV e l’abbassamento della soglia di detezione della micro-sismicità in area epicentrale durante una sequenza sismica. La Rete Mobile Real-Time di Pronto Intervento è composta da stazioni sismiche remote i cui dati sono telemetrati tramite ponte radio UHF (Ultra High Frequency) presso dei centri d’acquisizione intermedi (definiti “sottonodi”). I sottonodi sono a loro volta connessi tramite Wi-Fi ad un “centro stella” (nodo), ove è situato un sistema di trasmissione satellitare (Libra VSAT Nanometrics), tramite il quale vengono inviati i dati in tempo reale al centro acquisizione della Sala di Monitoraggio dell’INGV di Roma. L’acquisizione dati è ridondata inoltre presso la sala Disaster Recovery dell’Osservatorio di Grottaminarda. Il sistema d’acquisizione di dati sismici è costituito da un datalogger a tre canali, equipaggiato con un convertitore AD ad alta risoluzione (a 24 bit), dotato di un clock di precisione basato su timing GPS. I sensori sismici utilizzati presso le stazioni remote sono accelerometri Episensor FBA ES-T (Kinemetrics) con fondo scala a 2G e velocimetri a corto periodo (Lennartz Le Lite 3D). Il sistema di trasmissione dati, come accennato, si avvale di diversi apparati installati presso le stazioni remote, i sottonodi, ed il centro stella. Presso le stazioni remote è installato un radio modem operante in banda UHF (da 380 a 470 MHz), per il trasferimento trasparente di dati asincroni in modalità half-duplex. L’apparato modula in etere a 9.600 bps, realizzando collegamenti da 2 a 50 chilometri, in funzione dell’orografia locale e del sistema d’antenna utilizzato. Presso i sottonodi viene utilizzato un apparato WiFi (Wireless Fidelity) operante con frequenza di 2.4 GHz per collegamenti IP fino a 54 Mbit/s. Presso i sottonodi i dati sismici ricevuti dalle stazioni remote vengono inviati, tramite ponte Wi-Fi, al centro stella. Presso il centro stella la trasmissione dati avviene tramite il ricetrasmettitore Cygnus Nanometrics. Esso permette l’invio dei dati ricevuti alla Sala di Monitoraggio tramite collegamento satellitare. Il protocollo di trasmissione satellitare dedicato sul link VSAT è di tipo IP, ma può avvenire anche su apparati esterni quali fibra ottica, linee telefoniche, ecc. Per conseguire una maggiore flessibilità d’impiego, tale sistema dispone di due differenti frequenze di trasmissione, disponibili su satellite Intelsat ed HellaSat. Tutto ciò permette di orientare la parabola in due diverse direzioni, in modo da poter ovviare l’eventuale presenza di ostacoli come alberi, montagne o edifici. L’intera struttura racchiude queste tre diverse tecnologie di trasmissione dati (UHF, Wi-Fi e satellitare) al fine di garantire maggiore flessibilità di utilizzo; questo permette di affrontare l’emergenza sismica in tutte le condizioni logistiche e/o meteorologiche mirando a rapidi tempi di intervento (raggiungimento della zona epicentrale e istallazione). L’installazione della Rete Mobile Real-Time di Pronto Intervento viene gestita e coordinata all’interno di un Sistema Informativo Geografico (GIS) che consente la scelta della disposizione geografica ottimale delle stazioni della rete di pronto intervento intorno all’area epicentrale. Il database geografico utilizzato durante l’emergenza sismica contiene informazioni territoriali di vario tipo in area epicentrale. L’INGV dispone infatti di database geografici contenenti dati territoriali di tutto il territorio nazionale le cui categorie, utili ai fini della gestione dell’emergenza sismica, sono: Ubicazione delle stazioni delle reti di monitoraggio; Cartografia topografica IGM (1:25000, 1:50000, 1:100000); Modello digitale del terreno IGM; Uso del suolo; Viabilità e grafo stradale; Catologhi di sismicità storica e strumentale; Mappe di pericolosità sismica e del territorio; Database delle Sorgenti sismogenetiche; Mappe di scuotimento; Mappe di osservazioni macrosismiche. I dati sopra elencati sono utilizzati per la realizzazione di analisi di superficie (surface spatial analysis, Viewshed, Observer Point) che consentono la produzione di scenari utili per l’individuazione delle aree più favorevoli alla collocazione degli apparati della rete Real Time. Il terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009 è stato il primo caso di utilizzo dell’intera infrastruttura di pronto intervento. A meno di 6 ore dalla scossa principale (Mw 6.3 delle ore 01:32 GMT) il primo accelerometro inviava già dati alla Sala di Monitoraggio dell’INGV di Roma. A 3 giorni dall’evento la struttura di pronto intervento installata era costituita da 9 stazioni sismiche real-time. Oltre alla Rete Real Time di Pronto Intervento l’INGV ha installato 5 nuove stazioni GPS permanenti nel territorio abruzzese a seguito dell’evento del 6 aprile (Fig. 3). Le stazioni GPS permanenti presenti nel settore aquilano precedentemente al terremoto erano infatti caratterizzate da un’interdistanza troppo elevata, tale da non consentire una risoluzione spaziale adeguata del campo di spostamento co- e postsismico. A poche ore di distanza dall’evento sismico del 6 aprile si è quindi attivata una squadra di pronto intervento dell’INGV coadiuvata anche da personale del DPC-Ufficio Sismico e dell’ISPRA. A partire dal 7 aprile 2009, e fino al 17 dello stesso mese, sono state installate 5 nuove stazioni GPS permanenti (3 stazioni appartenenti alla Rete Integrata Nazionale GPS dell’INGV, 1 stazione del DPC-Ufficio Sismico ed una stazione dell’ISPRA) nei settori limitrofi all’epicentro della scossa principale della sequenza dell’aquilano. In tutte e 5 i casi la stazione GPS è stata monumentata, installata e avviata nell’arco di 5-6 ore. Su tutte le stazioni GPS è stata impostata sia un’acquisizione del dato GPS a 30 secondi sia un ringbuffer con campionamento a 10 Hz, in modo da permettere la registrazione dell’intera deformazione cosismica (sia statica che dinamica) in caso di ulteriore evento sismico. Nelle settimane successive è stata poi ottimizzata la trasmissione dei dati GPS, utilizzando un sistema di trasmissione dati via GPRS/UMTS implementato dal ST-Osservatorio di Grottaminarda.
    Beschreibung: Published
    Beschreibung: Trieste- Italy
    Beschreibung: 1.1. TTC - Monitoraggio sismico del territorio nazionale
    Beschreibung: open
    Schlagwort(e): Re.Mo.Tel ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.06. Surveys, measurements, and monitoring
    Repository-Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Materialart: Conference paper
    Standort Signatur Erwartet Verfügbarkeit
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  • 2
    Publikationsdatum: 2020-02-24
    Beschreibung: The plate boundary between Africa and Eurasia represents an interesting geodynamical region characterized by a complex pattern of deformation. First-order scientific problems regarding the existence of rigid blocks within the plate boundary, the present-day activity of the Calabrian slab and the regional crust and upper mantle structures are still awaiting for a better understanding. For answering these open questions, INGV deployed a permanent, integrated and real-time monitoring GPS network (RING) all over Italy. The RING is now constituted by about 120 stations. The CGPS sites, acquiring at 1Hz and 30s sampling rate, are integrated either with broad band and very broad band seismometers or accelerometers to improve the monitoring of the background seismicity in the Apennines seismic belts and to better constrain the geometry of the seismogenic structures. Most of the network is connected to the acquisition centre (located in Rome and duplicated in Grottaminarda) by a satellite system (VSAT), while the remaining sites transmit data by Internet and classical phone connections. The satellite data transmission and the integration with seismic instruments makes this network one of the most innovative CGPS networks in Europe. Either the heterogeneity of the installed instrumentation and of the transmission types or the continuous increasing number of stations needed a central monitoring and acquisition system. Thus, in Grottaminarda, for the seismic monitoring we chose to use the open source system Earthworm, developed by USGS, with which we store waveforms and implement automatic localization of the seismic events occurred in the area. As most of the GPS sites are acquired by means of Nanometrics satellite technology, we decided to develop a new software (GpsView), written in Java, to monitor the state of health of those CGPS. This software receives GPS data from NaqsServer (Nanometrics acquisition system) and outputs information about the sites (i.e. position, number of satellites) in real-time. Furthermore, we developed also a web-based application for the management of the data and the metadata relative to the GPS sites of the RING. We present (a) the existing and planned CGPS site distribution, (b) the technological description of the seismic and GPS data acquisitions in Grottaminarda INGV centre, and (c) the first results of CGPS data analysis.
    Beschreibung: Unpublished
    Beschreibung: San Francisco, USA
    Beschreibung: 1.1. TTC - Monitoraggio sismico del territorio nazionale
    Beschreibung: 1.9. Rete GPS nazionale
    Beschreibung: open
    Schlagwort(e): RING and Seismic network ; Italy ; 04. Solid Earth::04.03. Geodesy::04.03.99. General or miscellaneous ; 04. Solid Earth::04.03. Geodesy::04.03.09. Instruments and techniques ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.99. General or miscellaneous ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.06. Surveys, measurements, and monitoring
    Repository-Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Materialart: Poster session
    Standort Signatur Erwartet Verfügbarkeit
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  • 3
    Publikationsdatum: 2021-04-20
    Beschreibung: Alle ore 02.03 UTC di domenica 20 maggio 2012, la Rete Sismica Nazionale (RSN [Amato and Mele, 2008; Delladio, 2011]) dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha registrato un evento simico di magnitudo locale 5.9 che è stato avvertito in gran parte dell’Italia centro-settentrionale; l’evento è stato localizzato sotto la valle del Po in Emilia (44.89° N, 11.23° E e 6.3 km di profondità). Subito dopo la scossa principale, è stato attivato il Pronto Intervento Sismico dell’INGV al fine di installare una rete sismica temporanea ad integrazione delle stazioni permanenti già presenti in area epicentrale. Grazie alla collaborazione fra le sedi INGV di Ancona, Arezzo, Bologna, Irpinia (Grottaminarda), Milano, Pisa e Roma sono state installate 44 stazioni temporanee, di cui 10 in trasmissione real-time con la sala di sorveglianza simica della sede di Roma. Contemporaneamente altre 38 stazioni sismiche temporanee sono state inoltre installate dal Dipartimento della Protezione Civile – DPC (16 stazioni strong motion), dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS (8 stazioni stand-alone) e da enti francesi (14 stazioni stand-alone). In una seconda fase, l’8 giugno 2012, è stato attivato anche il Centro Operativo Emergenza Sismica (COES [Moretti et al., 2010a]), all’interno della Direzione di Comando e Controllo (Di.Coma.C.) del DPC predisposto presso l’Agenzia della Protezione Civile Regionale dell’Emilia Romagna (Bologna). L’allestimento e il coordinamento della struttura sono stati realizzati grazie alla collaborazione tra il Centro Nazionale Terremoti (CNT) e la Sezione di Bologna. Il COES ha garantito la comunicazione costante e diretta con i funzionari DPC presenti nell'area epicentrale. Allo stesso tempo, la struttura è stata proposta come supporto logistico per tutti i colleghi dell’INGV impegnati in attività nella zona epicentrale (reti sismiche Mobili, EMERSITO, GPS, EMERGEO, QUEST) e per sostenere il servizio dedicato alla “Comunicazione e Informazione” promosso a favore delle popolazioni colpite, degli operatori della protezione civile e dei volontari di soccorso. In questo lavoro saranno descritte le attività svolte nel primo mese di emergenza, le modalità e le tempistiche dell’intervento, le strutture coinvolte.
    Beschreibung: Published
    Beschreibung: 1-43
    Beschreibung: 1.1. TTC - Monitoraggio sismico del territorio nazionale
    Beschreibung: N/A or not JCR
    Beschreibung: open
    Schlagwort(e): Emilia 2012 sequence ; Seismic networks ; Seismological data ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.06. Surveys, measurements, and monitoring
    Repository-Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Materialart: article
    Standort Signatur Erwartet Verfügbarkeit
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  • 4
    Publikationsdatum: 2021-06-07
    Beschreibung: Here we report the preliminary results of GPS data inversions for coseismic and initial afterslip distributions of the Mw 6.3 2009 April 6 L’Aquila earthquake. Coseismic displacements of continuous and survey-style GPS sites, show that the earthquake ruptured a planar SW-dipping normal fault with ∼0.6 m average slip and an estimated moment of 3.9 × 1018 Nm. Geodetic data agree with the seismological and geological information pointing out the Paganica fault, as the causative structure of the main shock. The position of the hypocentre relative to the coseismic slip distribution supports the seismological evidence of southeastward rupture directivity. These results also point out that the main coseismic asperity probably ended downdip of the Paganica village at a depth of few kilometres in agreement with the small (1–10 cm) observed surface breaks. Time-dependent post-seismic displacements have been modelled with an exponential function. The average value of the estimated characteristic times for near-field sites in the hanging-wall of the fault is 23.9 ± 5.4 d. The comparison between coseismic slip and post-seismic displacements for the first 60 d after the main shock, shows that afterslip occurred at the edges of the main coseismic asperity with a maximum estimated slip of ∼25 cm and an equivalent seismic moment of 6.5 × 1017 Nm. The activation of the Paganica fault, spatially intermediate between the previously recognized main active fault systems, suggests that strain accumulation in the central Apennines may be simultaneously active on distinct parallel fault systems.
    Beschreibung: Published
    Beschreibung: 1539–1546
    Beschreibung: 1.1. TTC - Monitoraggio sismico del territorio nazionale
    Beschreibung: 1.9. Rete GPS nazionale
    Beschreibung: JCR Journal
    Beschreibung: restricted
    Schlagwort(e): satellite geodesy ; earthquake source observations ; Continental tectonics: extensional ; Europe ; 04. Solid Earth::04.03. Geodesy::04.03.01. Crustal deformations ; 04. Solid Earth::04.03. Geodesy::04.03.06. Measurements and monitoring ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.01. Earthquake faults: properties and evolution ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.03. Earthquake source and dynamics ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.06. Surveys, measurements, and monitoring
    Repository-Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Materialart: article
    Standort Signatur Erwartet Verfügbarkeit
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  • 5
    Publikationsdatum: 2017-04-04
    Beschreibung: Per meglio comprendere e monitorare i processi sismo-tettonici in atto nell’area Euro- Mediterranea, negli ultimi decenni si è assistito allo sviluppo in quest’area di oltre un centinaio di reti di monitoraggio sismico a terra. Tuttavia il monitoraggio sismico della regione Euro- Mediterranea tramite sole stazioni a terra è di difficile attuazione; numerosi sono infatti gli eventi sismici con epicentro in mare. L’effetto dell’insufficiente copertura in molte aree prevalentemente offshore delle reti sismiche produce un immagine della sismicità Mediterranea incompleta e distorta. Uno degli obbiettivi del progetto NERIES, attività NA6, è l’estensione offshore delle reti sismiche tramite l’impiego di OBS (Ocean Bottom Seismometer). Nel 2007, all’interno del suddetto progetto, l’OBS Lab (CNT, INGV) ha deposto tre OBS in prossimità di uno dei tre siti chiave proposti da ESONET (European Sea Floor Observatory Network) nello Ionio Meridionale (D’Anna et al., 2008a, 2008b, 2008c, 2008d). Lo Ionio Meridionale e le aree limotrofe, sismicamente molto attive sono attualmente soggette ad una rapida deformazione; i diversi modelli geodinamici del Mediterraneo propongono per la crosta ionica una probabile origine oceanica (Catalano et al., 2001; Finetti e Del Ben, 2005). L’attività sismica, perlopiù superficiale, è in gran parte localizzata lungo gli archi Ellenico, Egeo e Calabro, la Sicilia orientale e la scarpata Ibleo-Maltese. La distribuzione della sismicità e l’evoluzione geodinamica dell’area ionica sono in gran parte determinati dalla convergenza della placca Africana e Euroasiatica (Finetti e Del Ben, 2005). La prima campagna OBS ha permesso di raccogliere dati sismologici per oltre 9 mesi da tre diversi OBS; la seconda conclusasi nel febbraio 2009 ha aggiunto al database sismologico della stazione OBS A3 ulteriori 10 mesi di registrazione in continuo. Durante le 2 campagne l’array di OBS ha registrato oltre 1000 eventi, di cui circa 200 telesismi, 800 eventi regionali e oltre 200 eventi non localizzati da stazioni a terra. In Fig. 1 sono riportati i segnali di velocità e di pressione registrati dalla stazione OBS A3, di un evento telesismico di magnitudo pari a 7.2 con epicentro nella regione dello Xinjiang-Xizang. In una fase preliminare si è voluto valutare l’effetto di queste stazioni sulle performance di localizzazione della Rete Sismica Nazionale applicando il metodo SNES (Seismic Network Evaluation through Simulation, D’Alessandro et al., 2009). Per il calcolo delle mappe SNES è stato stimato il valore medio del rumore sismico sulla componente verticale delle tre stazioni OBS. Le mappe dell’errore sulla stima dell’ipocentro di Fig. 2 sono state calcolate come il raggio della sfera equivalente dell’ellisoide di confidenza al 95% (Radious of Equivalent Spere, RES), per magnitudo pari a 2.5 e 3, fissando la profondità ipocentrale a 15 km. La mappa di Fig. 2 mostra come un’estesa area dello Ionio meridionale risulti meglio coperta in seguito all’installazione delle tre stazioni OBS; in particolare è evidente un notevole miglioramento del RES che in alcune aree prima non coperte scende sotto il valore di 2 km. Gli eventi ben localizzati dalle reti dell’INGV, dell’EMSC, dell’USGS e dalla rete sismica nazionale greca sono stati utilizzati per determinare gli azimuth delle componenti orizzontali degli OBS attraverso un’analisi di correlazione dei back-azimuth ottenuti tramite l’analisi di polarizzazione dei segnali 3C degli OBS e i corrispondenti back-azimuth dedotti dalle loro localizzazioni (D’Alessandro et al., 2008). Successivamente l’analisi di polarizzazione e lo studio dei tempi di arrivo delle onde P ed S ha permesso di effettuare una localizzare approssimativa di molti degli eventi non localizzati dalla rete sismica nazionale. Per un’accurata stima della distanza epicentrale è stato necessario ricavare un modello ottimale di velocità delle onde P ed S per l’area in esame. Per definire un modello 1D di velocità delle onde P per l’area ionica, sono stati invertiti i tempi di arrivo di oltre 300 fasi P degli eventi regionali registrati. Dell’intero dataset sono stati scelti solamente gli eventi con RMS inferiore a 0.3s e errore standard di localizzazione minore di 3.0 km. Sulla base delle informazioni attualmente disponibili per l’area del bacino ionico e delle aree circostanti, sono stati inoltre scartati gli eventi con ipocentro superficiale in aree intensamente deformate; per queste aree sono state selezionati solo gli evensorgente alla stazione è stato risolto in maniera analitica per i raggi rifratti e tramite la tecnica dello “shooting” per le onde dirette. Nella soluzione del problema diretto è stata considerata anche la profondità delle stazioni. Il modello di velocità delle onde S è stato ottenuto invertendo le curve di dispersione del modo fondamentale delle onde di Rayleigh. L’inversione congiunta dei tempi di viaggio e delle curve di dispersione ha permesso di definire un unico modello 1D di velocità. Il modello ottenuto e i risultati della localizzazione saranno esposti durante il convegno.
    Beschreibung: Published
    Beschreibung: Trieste
    Beschreibung: 2.5. Laboratorio per lo sviluppo di sistemi di rilevamento sottomarini
    Beschreibung: open
    Schlagwort(e): OBS ; NERIES ; Ionio ; sismicità ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.99. General or miscellaneous
    Repository-Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Materialart: Conference paper
    Standort Signatur Erwartet Verfügbarkeit
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  • 6
    Publikationsdatum: 2017-04-04
    Beschreibung: Nell’ambito delle attività di monitoraggio sismico che l’INGV effettua in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale (DPC) e del progetto europeo NERIES (sottoprogetto NA6), l’INGV ha installato nello Ionio Meridionale, sulla piana batiale che si apre ai piedi della scarpata ibleo-maltese, tre stazioni sismiche da fondo mare (OBS). Esse sono equipaggiate con un sismometro a banda larga (Nanometrics Trillium 120p) e con un sensore differenziale di pressione (Cox-Webb DPG), in grado di rilevare variazioni di 0,1 mm su una colonna d’acqua di 6000m, in un intervallo di frequenze tra 300s e 2 Hz. Le stazioni utilizzate sono i primi tre OBS italiani ad effettuare una campagna di lungo periodo (maggio - ottobre 2007) nei nostri mari. Essi sono stati realizzati dal Centro Nazionale Terremoti presso l’OBS Lab di Gibilmanna nell’ambito della convenzione triennale 2004-2007 tra DPC e INGV e fanno parte del primo pool di otto strumenti attualmente operativo. L’area prescelta (Fig. 1) è di grande interesse scientifico per diversi motivi, tra i quali: i) non esistono dati sismologici sulla struttura della litosfera ionica; ii) non si conoscono il livello e le caratteristiche della sismicità dell’area, che comprende la scarpata ibleo-maltese e il prisma di accrezione dell’arco calabro; iii) infine, si vuole sperimentare il sistema di rilevamento delle onde di pressione in profondità, propedeutico al sistema di allerta tsunami che l’INGV sta progettando per il Mediterraneo in seno all’iniziativa dell’IOC dell’UNESCO, denominata “NEAMTWS” (North-East Atlantic, Mediterranean and connected seas Tsunami Warning System). L’area prescelta, distante circa 250 km dalle coste italiane (OBS A2 in Fig. 1), è idonea per la verifica di un allarme tsunami che verrà lanciato dal sistema di monitoraggio sismico mediterraneo nell’eventualità di un forte evento nelle isole ioniche della Grecia (ad es. Creta). In precedenza, dall’analisi dei segnali registrati durante la prima campagna dell’osservatorio sottomarino SN1, operativo dall’ottobre 2002 al maggio 2003 a 12 miglia della costa catanese, si era potuto osservare come la zona fosse interessata da una notevole sismicità locale. Più recentemente, grazie al forte miglioramento della Rete Sismica Nazionale, l’attività sismica della regione ionica è stata meglio caratterizzata, sia pure con elevati errori di localizzazione dovuti alla scarsa copertura delle aree marine (Fig. 2). Due degli OBS saranno probabilmente recuperati entro il mese di Ottobre 2007, mentre il terzo (OBS/A2 in Fig. 1) resterà operativo fino al 2009, per fornire una registrazione di più lungo termine della sismicità della regione e un data set più completo per lo studio della struttura litosferica. In particolare, si cercherà di valutare se la zona più esterna del prisma di accrezione dell’arco calabro e il settore meridionale della scarpata ibleo-maltese siano sismicamente attive e, se possibile, con quali modalità. Inoltre, verranno utilizzate tecniche di “receiver function” telesismiche per determinare lo spessore della crosta ionica e per delinearne la struttura interna. Infine, l’utilizzo di sensori differenziali di pressione per il rilevamento di onde di pressione a bassa frequenza consentirà di fare un ulteriore passo avanti verso la realizzazione di nuove stazioni per l’allerta tsunami che nei prossimi anni potrebbero essere installate nell’area Mediterranea. In questa presentazione verranno mostrati i primi dati acquisiti, se sarà possibile recuperare gli strumenti entro la fine del mese di Ottobre 2007.
    Beschreibung: Published
    Beschreibung: Rome
    Beschreibung: 2.5. Laboratorio per lo sviluppo di sistemi di rilevamento sottomarini
    Beschreibung: open
    Schlagwort(e): NERIES ; OBS ; OBS/H ; Ocean Bottom Seismometer ; Ionian Sea ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.99. General or miscellaneous
    Repository-Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Materialart: Poster session
    Standort Signatur Erwartet Verfügbarkeit
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  • 7
    Publikationsdatum: 2017-04-04
    Beschreibung: La definizione di un modello crostale per l’area dello Ionio è di fondamentale importanza per la comprensione dell’evoluzione geodinamica del Mediterraneo. Anche se quasi tutti gli autori concordano nel ritenere la crosta del Mar Ionio assimilabile a una crosta oceanica matura (De Voogd et al., 1992, Catalano et al., 2001; Finetti e Del Ben, 2005; Argnani, 2005), esistono tuttavia ipotesi alternative (Farrugia and Panza, 1981; Ismail-Zadeh et al., 1998..) e rimangono da chiarire alcuni aspetti di questa struttura litosferica. L’area ionica è una delle regioni del Mediterraneo con maggiore attività sismica, in passato interessata da numerosi eventi di elevata intensità seguiti a volte da tsunami (Vannucci et al., 2004; Tinti et al. 2004). L’attività sismica è in gran parte localizzata lungo gli archi Ellenico, Egeo e Calabro, la Sicilia orientale e la scarpata Ibleo-Maltese. La sismicità del bacino ionico è in parte sconosciuta a causa della mancanza di stazioni sismiche sottomarine offshore. Per lo stesso motivo attualmente non esiste per l’area in esame alcuna tomografia sismica passiva con adeguata risoluzione. Per meglio caratterizzare la sismicità dello Ionio e raccogliere una quantità di dati sufficiente a costruire un robusto modello di velocità, nel maggio 2007, nell’ambito delle attività di monitoraggio realizzate in collaborazione con il Dipartimento di Protezione Civile (DPC) e in seno al progetto europeo NERIES (attività NA6), l’OBS Lab di Gibilmanna del Centro Nazionale Terremoti dell’INGV, ha deposto tre Ocean Bottom Seismometers (OBS) nello Ionio meridionale a profondità comprese tra 3500- 4000m. Gli strumenti deposti sono stati realizzati presso l’Osservatorio di Gibilmanna e sono stati equipaggiati con sismometri Nanometrics Trillium 120P installati su basi autolivellanti della Nautilus e con sensori di pressione differenziali (DPG) con banda passante compresa tra 200s e 2Hz. I segnali provenienti dai due sensori sono sti acquisiti da un data logger a 21 bit (SEND Geolon MLS) ad una frequenza di campionamento di 100Hz Gli OBS A1 e A3 sono stati recuperati con successo il 2 febbraio 2008 mentre l’OBS A2 è stato recuperato il 15 marzo 2008 ed è stato sostituito da un altro OBS per completare il monitoraggio di lunga durata (sino a maggio 2010) previsto dal progetto NERIES. L’array di OBS ha registrato per nove mesi i segnali sismici dal fondo dello Ionio. Mentre per l’OBS A1 sia il DPG che il sismometro hanno funzionato correttamente, per gli OBS A2 e A3, a causa di problemi nel livellamento dei sensori sismici e alla loro bassa tolleranza del tilt dinamico di appena +- 0.2°, i dati provenienti dai sismometri sono risultati inutilizzabili. Durante l’esperimento l’array di OBS ha registrato oltre 450 eventi: sono stati individuati circa 90 telesismi, 250 eventi regionali registrati anche dalle reti sismiche a terra e oltre 100 eventi non localizzati. La Fig. 2 mostra la distribuzione degli epicentri dei telesismi e degli eventi regionali. Gli eventi sono stati localizzati dall’INGV, dall’EMSC, dall’USGS e dalla rete sismica nazionale greca e riportati nei rispettivi bollettini sismici. La Fig. 3 mostra l’evento sismico del 12 settembre 2007 con epicentro a Sumatra di Ms = 8.5. Sui sismogrammi sono facilmente individuabili diverse fasi di onde di volume e di superficie sia sul segnale di pressione che sui segnali di velocità. Per un’accurata localizzazione degli eventi locali è necessaria la conoscenza di un modello ottimale di velocità delle onde P ed S per l’area in esame. Per definire un modello 1D di velocità delle onde P per l’area ionica, abbiamo invertito i tempi di arrivo delle prime fasi P degli eventi regionali registrati. Dell’intero dataset sono stati scelti solamente gli eventi con RMS di residuo inferiore a 0.3s e errore di localizzazione standard minore di 3.0 km. Sulla base delle informazioni attualmente disponibili per l’area del bacino ionico e delle aree circostanti, sono stati inoltre scartati gli eventi con ipocentro superficiale in aree intensamente deformate; per queste aree sono state selezionati solo gli eventi con profondità ipocentrale superiore a 20 km. Il dataset finale è composto da 67 eventi regionali con un totale di 175 fasi P individuate. Il problema diretto di tracciamento del raggio dalla sorgente alla stazione è stato risolto in maniera analitica per i raggi rifratti e tramite il metodo dello “shooting” per le onde dirette. Nella soluzione del problema diretto è stata considerata anche la profondità delle stazioni. Generalmente nell’identificazione di un modello 1D di velocità ottimale sono invertiti simultaneamente sia i parametri ipocentrali che i parametri del modello crostale utilizzando un “misfit” globale come misura della bontà dell’inversione. Tuttavia, poiché gli eventi regionali sono stati localizzati da stazioni a terra, sono stati invertiti solo i parametri del modello di velocità. Dato che il problema inverso è di natura non lineare, la soluzione è stata ottenuta iterativamente. Fattore critico nel processo di inversione è la scelta di un adeguato modello iniziale di velocità. Il modello iniziale utilizzato nell’inversione è quello proposto da Finetti e Del Ben (2005). Questo modello crostale è costituto da 6 strati su crosta oceanica a profondità di 13.7 km. Nella procedura di inversione abbiamo fissato solamente il numero di strati e invertito la velocità e gli spessori. Il modello 1D di velocità delle onde S è stato ottenuto applicando due metodologie di indagine geofisica complementari: l'inversione delle curve di dispersione delle onde di superficie e delle receiver function. Le curve di dispersione sono state ottenute tramite l’analisi FTAN (Dziewonski et al., 1969) e invertite imponendo lo stesso numero di strati del modello di velocità delle onde P. I risultati ottenuti sono stati comparati con i modelli ricavati da un'inversione indipendente delle Receiver Function telesismiche ottenute per la stazione A1. L’inversione congiunta dei tempi di viaggio e delle curve di dispersione ha permesso di definire un unico modello 1D di velocità. Tale modello sarà utilizzato per localizzare gli eventi locali. Il modello ottenuto e i risultati della localizzazione saranno esposti durante il convegno.
    Beschreibung: Published
    Beschreibung: Trieste
    Beschreibung: 2.5. Laboratorio per lo sviluppo di sistemi di rilevamento sottomarini
    Beschreibung: open
    Schlagwort(e): OBS ; OBS/H ; Ionian Sea ; NERIES ; MOHO ; Modello di velocità ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.99. General or miscellaneous
    Repository-Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Materialart: Oral presentation
    Standort Signatur Erwartet Verfügbarkeit
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  • 8
    Publikationsdatum: 2017-04-04
    Beschreibung: In July 2006, INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) successfully deployed on the flat top of the submarine Marsili volcano, the first Italian OBS/H (Ocean Bottom Seismometer with Hydrophone), entirely developed at the Gibilmanna Geophysical Observatory within a project funded by an agreement between Italian National Civil Protection Department (DPC) and INGV. In this short deployment the OBS/H was equipped with a Nanometrics Trillium 40s seismometer and an OAS E- 2PD Hydrophone. A 21 bits four channel digitizer (SEND MLS) recorded data at 200 sps to exploit, as well as possible, the wide flat response of the hydrophone (0-5 KHz). For long-term deployments, the instrument will be provided with Cox-Webb 500s-2 Hz differential pressure gauge and Nanometrics Trillium 120s or Guralp CMG40TOBS and will record data at 50 sps, for as long as one or two years respectively, depending on the seismic sensor. Most of the recorded events (about 800) seem to be associated with the active nearby Marsili volcano. The instrument, during the 9 days of the test at a depth of 790 m, recorded 835 volcano-tectonic events, classifiable in 6 different categories: 1 teleseismic event (Java 2006/07/17, Mw=7.2), 8 located regional tectonic events, 9 not located local tectonic events, 705 low frequency volcanic events, 84 high frequency volcanic events, 26 “Tornillo” and 2 probable rockfall events. Spectral analysis shows, in the first 7 days of the deployment, an evident sequence of low energy events superimposed on the continuous background volcanic tremor, with dominant frequencies between 2 and 6 Hz, known in literature as VT-B (Volcanic-Tectonic event, type B) and related to shallow hypocenters (above 1-2 km). In the last two days of operation, the hydrophone recorded high frequency events, with dominant frequencies between 40 and 90 Hz; this kind of event could be associated with hydrothermal activity. In March 2007, three INGV OBS/H will be deployed in the southern Ionian sea, at different distances from the Malta escarpment, within the European project NERIES (Network of Research Information Infrastructures for European Seismology). At present, we are planning a further improvement of the instrument, equipping it with a 24 bits digitizer and a communication system based on an acoustic modem and a low power consumption PC with ARM processor. In this way, it would be possible to pick up events traces from the OBS on the sea bottom, without recovering it. Furthermore, the acoustic link with a buoy, in its turn satellite linked with an on shore control centre, in association with triggering algorithms, could be employed to insert the INGV OBS/H in a tsunami warning system.
    Beschreibung: Published
    Beschreibung: Vienna
    Beschreibung: 2.5. Laboratorio per lo sviluppo di sistemi di rilevamento sottomarini
    Beschreibung: open
    Schlagwort(e): OBS ; OBS/H ; Marsili ; Ocean Bottom Seismometer ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.99. General or miscellaneous
    Repository-Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Materialart: Oral presentation
    Standort Signatur Erwartet Verfügbarkeit
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  • 9
    Publikationsdatum: 2017-04-04
    Beschreibung: In May 2007, within the monitoring activities carried out in cooperation with the Italian National Civil Protection Department (DPC) and European NERIES project (activity NA6), INGV has deployed three Broad Band Ocean Bottom Seismometers in the southern Ionian Sea at 3500/4000 meters of depth. The OBS’s are equipped with a Nanometrics Trillium 120p seismometer, a Cox-Webb Differential Pressure Gauge and a 21 bits SEND Geolon-MLS digitizer. The three OBS’s, entirely developed at the Gibilmanna Geophysical Observatory of the INGV National Earthquake Center (CNT), are part of a pool of eight ready to deploy instruments and they are the first Italian OBS’s taking part in a long term experiment: two of them will be recovered by February 2008, whereas the third, in the deep Ionian Sea, will be replaced every year, until May 2010, to accomplish the continuous long-term seismic monitoring task of the EU NERIES project. The area selected for the deployment is a region of high scientific interest for several reasons: i) there are no seismological data on the structure of the Ionian lithosphere; ii) the level and features of the seismicity of the area between the Hyblean-Malta fault system and the accretionary prism of the Calabrian Arc are unknown. This experiment allows us to test the pressure waves detection system that will be implemented in the Tsunami Warning System INGV is developing within the IOC-UNESCO “NEAMTWS” (North-East Atlantic, Mediterranean and connected seas Tsunami Warning System). In this poster we describe the technical features and the performance of the OBS’s, the deployment campaign, and some seismic data recorded.
    Beschreibung: Published
    Beschreibung: Vienna
    Beschreibung: 2.5. Laboratorio per lo sviluppo di sistemi di rilevamento sottomarini
    Beschreibung: open
    Schlagwort(e): Ocean Bottom Seismometer ; OBS ; OBS/H ; Ionian Sea ; Greece ; Seismic monitoring ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.06. Surveys, measurements, and monitoring
    Repository-Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Materialart: Poster session
    Standort Signatur Erwartet Verfügbarkeit
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  • 10
    Publikationsdatum: 2017-04-04
    Beschreibung: Le reti sismiche (SN) sono potenti strumenti necessari alla comprensione dello stato dei processi tettonici in atto in una determinata regione. La possibilità di localizzare eventi di piccola e media magnitudo richiede l’esistenza di una SN adeguatamente dimensionata, costituita da un sufficiente numero di stazioni sismiche, caratterizzate da bassa rumorosità, opportunamente distribuite sul territorio. È necessario quindi, valutare le capacità di localizzazione di una SN per individuare eventuali zone sismiche, non adeguatamente coperte, sulle quali è necessario intervenire con un infittimento o un miglioramento della rete. I metodi fino ad oggi proposti in letteratura per la valutazione della performance di una SN necessitano di ampi database sismologici e di accurati modelli della distribuzione spaziale, temporale e nel dominio della magnitudo della sismicità e ancora della stazionarietà delle caratteristiche delle stazioni (Schorlemmer e Woessner, 2008; Schorlemmer et al., 2009); essi possono risultare di difficile applicazione in fase di progettazione di una nuova rete o in aree a bassa sismicità. Il limite maggiore di tali metodi è legato tuttavia al parametro stesso che essi indagano ovvero la magnitudo di completezza. Essa è definita come la magnitudo del più piccolo evento che con una certa probabilità può essere rilevato da una SN. Tali metodi non descrivono quindi la distribuzione spaziale degli errori attesi nella localizzazione ipocentrale. Questi sono funzione dell’accuratezza del modello di velocità e della geometria, densità e rumorosità delle stazioni in prossimità dell’area epicentrale. Nel presente lavoro viene proposto un metodo di analisi denominato SNES (Seismic Networks Evaluation through Simulation) per la valutazione della performance di una SN tramite simulazione numerica. Il metodo permette di costruire, in funzione della magnitudo e della profondità ipocentrale, le mappe di incertezza sulla stima dei parametri ipocentrali. Nel presente lavoro il metodo è stato applicato alla Rete Sismica Nazionale Italiana. Poiché la qualità della localizzazione è prevalentemente influenzata dai dati relativi al primo arrivo la simulazione è stata effettuata ipotizzando la determinazione del solo primo arrivo sulla componente verticale del moto. Sono state indagate le incertezze dei parametri ipocentrali per magnitudo pari a 1.5, 2, 2.5 e 3 con profondità ipocentrale fissata a 15 km. Il metodo si articola nei seguenti passi: in corrispondenza dei nodi di un reticolo regolare che ricopre l’area da indagare viene simulato un terremoto di magnitudo fissata e viene calcolato lo spettro sismico delle onde P; questo viene corretto per gli effetti di attenuazione legati alla propagazione e utilizzato per calcolare la potenza media della fase considerata in un opportuno range di frequenze. Nello lo stesso range di frequenze viene calcolata la potenza media del rumore sismico in ogni stazione e il corrispondente SNR (Signal to Noise Ratio). Vengono così individuate le stazioni sismiche capaci di registrare l’evento con un SNR superiore ad una soglia prefissata; queste vengono dichiarate attive nel processo di localizzazione. Per le stazioni attive rispetto all’evento simulato, tramite una relazione che lega la varianza dei tempi residui alla distanza ipocentrale, viene calcolata la matrice di covarianza dei parametri ipocentrali. Nel presente lavoro gli spettri sismici sono stati calcolati utilizzando il modello di faglia circolare di Brune (1970). Il sottosuolo è stato schematizzato tramite il modello monodimensionale di velocità utilizzato dall’INGV nelle normali routine di localizzazione costituito da due strati, omogenei ed elastici, di spessore 11 e 27 km, con velocità delle onde P di 5 e 6.5 km/s rispettivamente, su un semispazio di velocità pari a 8.051 km/s. I valori di velocità delle onde S e di densità richiesti nel calcolo degli spettri sismici e del partizionamento dell’energia sono stati ricavati tramite le relazioni empiriche proposte da Broker (2005). Gli spettri sismici sono stati corretti per gli effetti dell’allargamento del fronte d’onda, del partizionamento dell’energia alle interfacce e alla superficie libera (Zoeppritz, 1919) e per gli effetti di attenuazione legati alla non perfetta elasticità e omogeneità del mezzo. Non essendo presente il letteratura un legge di attenuazione empirica valida per l’intero territorio nazionale in base alle leggi trovate da Castro et al. (2008) e da Tusa e Gresta (2008) è stata utilizzata la legge di attenuazione Qp=45f^0.92.In Fig. 1 sono mostrati i PSD di accelerazione verticale medi, nel range di frequenze 0.1-20 Hz, relativi alle 248 stazioni sismiche analizzate, confrontati con gli spettri di riferimento NHNM e NLNM di Peterson (1993) e la mappa della potenza media del rumore sismico. Questa è stata ricavata stimando per ogni singola stazione la potenza media dell’accelerazione sulla componente verticale nell’intervallo di frequenza 0.1-20 Hz e applicando il metodo della distanza inversa per la regolarizzazione della griglia dei dati. Nella mappa di fig. 1 è possibile osservare una notevole variabilità della potenza del noise da attribuire a cause geologiche e ambientale di scala regionale. Poiché nel processo di localizzazione ipocentrale vengono generalmente apportate le correzioni per i residui medi di stazione al fine di ridurre errori sistematici, si può affermare che le incertezze sulla stima dei parametri ipocentrali dipendono prevalentemente dalla varianza dei residui temporali. La relazione che lega la varianza dei residui alla distanza ipocentrale è stata determinata utilizzando i dati raccolti dalla rete su tutto il territorio nazionale. Sono state utilizzate le fasi P relative agli eventi sismici avvenuti tra il 2005 e il 2009, per creare un database di tempi residui costituito da oltre 300.000 coppie tempo residuo-distanza ipocentrale. Questi dati sono stati utilizzati per costruire l’istogramma 2D in scala di grigi di Fig. 2. Per ogni classe di distanza è stata calcolata la varianza dei tempi residui fino ad una distanza ipocentrale massima di 300 km, oltre la quale la scarsità di dati non rendeva la stima statisticamente significativa. I dati di varianza cosi stimati sono stati fittati con la retta di Fig. 2. In Fig. 3 è riporta la mappa SNES costruita per magnitudo 2 e profondità ipocentrale 15 km. La mappa risulta suddivisa in 6 sottomappe che riportano rispettivamente il numero di stazioni attive, il relativo gap azimutale, l’errore sulla stima del tempo origine, della latitudine, della longitudine e della profondità ipocentrale con una probabilità del 95%. La Fig. 4 riporta invece le zone sismogenetiche presenti sul territorio italiano, ridisegnate dal catalogo ZS9 (Meletti e Valensise, 2004) le mappe dell’errore sulla stima dell’ipocentro e la mappa di completezza della magnitudo. Le mappe dell’errore medio sulla stima dell’ipocentro sono state calcolate come il raggio della sfera equivalente dell’ellisoide di confidenza al 95% (Radious of Equivalent Sphere, RES). La mappa di completezza è stata ottenuta considerando localizzati eventi che attivavano almeno 4 stazioni sismiche. Le zone sismogenetiche dell’Arco Alpino risultano ben coperte già per magnitudo maggiori uguali a 2. Tuttavia l’arco Alpino Orientale risulta meglio coperto rispetto alla zona occidentale mostrando un RES, che per M=2, è mediamente inferiore a 3 km. Buona parte della zona padana risulta invece scoperta per eventi di piccola magnitudo, probabilmente in seguito all’elevata rumorosità. Le zone sismogenetiche dell’Appennino risultano interamente coperte per magnitudo pari a 2 mostrando tuttavia un RES molto variabile compreso tra 1 e 9 km, con i valori più alti in prossimità delle zone sismicamente più rumorose. Le zone sismogenetiche dell’Arco Calabro e della Sicilia risultano solo parzialmente coperte per magnitudo pari a 2. Solamente le zone messinese e iblea presentano RES inferiori a 3 km. Tale metodo è stato inoltre applicato al fine di valutare il miglioramento nelle performance di localizzazione della Rete Sismica Nazionale a seguito della deposizione di tre OBS/H (Ocean Bottom Seismometer with Hydrophone) nello Ionio Meridionale nell’ambito del progetto NERIES (D’Alessandro et al., 2009).
    Beschreibung: Published
    Beschreibung: Trieste
    Beschreibung: 2.5. Laboratorio per lo sviluppo di sistemi di rilevamento sottomarini
    Beschreibung: open
    Schlagwort(e): Reti sismiche ; rischio sismico ; SNES ; 04. Solid Earth::04.06. Seismology::04.06.99. General or miscellaneous
    Repository-Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Materialart: Conference paper
    Standort Signatur Erwartet Verfügbarkeit
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